2007-05-31
Diario di Bordo
by Global Mobile Station Against G8
Martedì 29 maggio 2007
Impressioni, racconti e analisi: un viaggio attraverso la Germania in rivolta contro il G8.
Amburgo, lunedì 28 maggio
Oggi, 28 maggio, manifestazione contro il vertice dell’ASEM, un summit dei ministri degli esteri europei e asiatici che si riuniscono per contrattare lo sfruttamento delle grandi reti globali cercando di organizzare la governance nel contesto di una guerra altrettanto globale e che non accenna a voler finire: perché non può finire, come dice una canzone degli Assalti Frontali.
E’ così che comincia la mobilitazione in Germania contro la riunione del G8, questa tristissima associazione eversiva che cerca da anni di gestire l’ordine del mondo contro le moltitudini della sovversione gioiosa. Inutilmente.
I gruppi di attivisti arrivano a piccoli gruppi per non rischiare di essere intercettati dalle squadre di poliziotti che controllano le strade e magari ti fermano ancor prima che cominci la “demo”, perquisendoti e infastidendoti con il loro modi spicci: centinaia e centinaia di sbirri si aggirano attorno al concentramento cercando di intimidire la gente facendo mostra dei loro nuovissimi costumi da guerra. Ridicoli…
Partiamo. Un blocco compatto di duemila persone guida la manifestazione. Davanti due striscioni, “Autonomen in movimento contro il G8 e l’ASEM” e un altro che non ha bisogno di commenti: “Total Freedom”. E’ questa totale libertà di movimento e di vita, è questo flusso di desiderio del comune che struttura lo spirito della marcia che attraversa il vecchio quartiere portuale di S. Pauli, salutando la gloriosa HafenStrasse memore di epiche battaglie di resistenza per le case occupate – certo – ma specialmente per conquistare la dignità di una comunità organizzata contro il valore di scambio, contro il controllo dell’esistenza e l’imposizione di modelli di vita individualistici.
Dietro la testa gruppi vari di attivisti, clowns e una banda finto-militaresca che innalza una bandiera con su scritto “Fuck” segna il passo con i suoi rulli di tamburo. Siamo almeno 7/8.000 adesso. I poliziotti circondano la manifestazione per tutta la durata del corteo, davanti, dietro, ai lati fanno sentire la loro pressione e inizia una guerra di nervi con i manifestanti. Finte cariche, mezzi corrazzati armati di cannoni ad acqua che improvvisamente si parano davanti, tentativi di infiltrarsi nel corteo e magari fare qualche arresto a caso. Niente, il corteo risponde compattandosi, file di cordoni strettissimi evitano che le guardie in verde possano entrare e fare i loro comodi, slogan ironici invitano la sbirraglia a disperdersi, botti nel cielo segnalano dal cuore del corteo la volontà di andare avanti. Si conquista il diritto a manifestare metro per metro. Vengono scanditi slogan in almeno cinque lingue differenti; una compagna tedesca lo lancia in italiano e i greci urlano in francese, gli americani e i russi fanno altrettanto e gli italiani insegnano l’esatta pronuncia di “Siamo tutti clandestini”.
Al termine una raffica di comizi volanti e la polizia, nervosissima, comincia le manovre di accerchiamento, tentando di bloccare duecento persone che avevano l’unica “colpa” di essersi fermati dieci minuti in più del tempo previsto sulla piazza dei comizi. Provocano e intimidiscono, ma la resistenza si organizza e attacca le decine di furgoni ululanti che arrivano di gran corsa per buttare tutti dentro e portarli nelle decine di piccole carceri disperse per Amburgo. Questa manovra diversiva allenta la presa sui duecento che riescono in buona parte ad allontanarsi. Nel mezzo del caos viene bloccata da alcuni compagni anche una macchina con dentro dei delegati, una guardia del corpo perde la ragione e viene fuori brandendo la pistola.
La gente si raggruppa attorno al Rote Flora e appena sente le sirene delle decine di mezzi che arrivano cerca di mettere su qualche barricata, si ha il timore che vogliano entrare nel Centro Sociale e fare casino… ma la resistenza diffusa gli fa comprendere che non gli si permetterà di avvicinarsi più del dovuto e alla fine mollano, nonostante i cannoni che sparano acqua, i loro manganelli e le loro stupide armi. Gli si bersaglia con uova piene di pittura e… si sgonfiano. Poi tutti dentro il Rote Flora, ci si riposa, si mettono insieme le informazioni sugli arresti, si festeggia, si beve e si mangia tutti insieme.
La polizia è andata via, le strade sono libere, ci si può disperdere nei mille rivoli di vita.
Ci si saluta: il prossimo appuntamento è fra pochi giorni, a Rostock.
Lì si ricomporrà lo sciame dei ribelli.
International Brigades, Sez.Italia